Nei casi in cui un individuo si stia confrontando con situazioni gravemente traumatiche o lesive della propria salute psicofisica può sviluppare una condizione di malessere psicologico ed esistenziale più o meno marcata.
La nostra mente governa molteplici funzioni che contribuiscono alla nostra sopravvivenza e presiedono al nostro benessere dal punto di vista cognitivo, emotivo e relazionale. Proprio come è possibile che un organo fisico si ammali, allo stesso modo è possibile che anche “l’organo” psichico subisca un danno, non solo a livello fisiologico (come nel caso di un trauma cranico, ad esempio) ma anche per quanto riguarda il suo funzionamento e il suo equilibrio. Valutare un danno psichico significa quindi comprendere e stimare con precisione quale componente del nostro funzionamento mentale è stata danneggiata, sia essa emotiva, cognitiva o relazionale.
Tale stato di afflizione trova una sua specifica collocazione nell’ambito giuridico e in questi casi è necessario valutare la presenza e l’entità del danno, che poi potrà essere risarcito.
Al fine di accertare la presenza di danno psichico è necessario rilevare una malattia psichica, ossia compiere una diagnosi attraverso sistemi nosografici-descrittivi accreditati (DSM 5). Compiuta la diagnosi si procede alla quantificazione in percentuale del danno psichico, utilizzando tabelle di riferimento accreditate dalla letteratura scientifica del settore.
Alcuni esempi di eventi traumatici le cui conseguenze psicopatologiche (danno psichico) trovano un risarcimento economico:
- Incidenti
- Lutti
- Mobbing
- Stalking
- Casi di malasanità
- Furti, rapine, scippi
Approfondimenti: eventi che possono essere risarcibili economicamente
Il Trauma
Si definisce trauma qualunque evento particolarmente stressante che supera le capacità di adattamento dell’individuo.
Un evento ha effetti traumatici quando la persona non riesce, con le proprie risorse emotive e cognitive, a fronteggiarlo.
Possono avere effetti traumatici:
- Incidenti e malattie
- Life events (lutti, separazioni, cambiamenti di vita)
- Violenze sessuali ed abusi
- Guerra, terrorismo, violenze criminali
- Disastri naturali o tecnologici
Cosa fare quando si subisce un evento di natura traumatica?
Il primo passo consiste nel chiedere il parere di un clinico esperto in materia al fine di valutare sia l’eventuale presenza di un disturbo post-traumatico sia gli effetti della patologia, la quale potrebbe intaccare altre aree del funzionamento della persona (vita coniugale, lavoro, relazioni sociali, ecc.).
Spesso viene svolto un percorso psicodiagnostico, proprio al fine di valutare l’entità e la natura della patologia che affligge la persona.
Mobbing
Mobbing è un termine utilizzato per definire una situazione lavorativa in cui il dipendente è oggetto di soprusi, in particolare quando da parte dei superiori vengono poste in essere pratiche mirate a degradarlo di ruolo, ad isolarlo, intaccando gravemente la fiducia in se stesso e nelle proprie competenze lavorative.
Nei casi in cui venga rilevato un caso di mobbing (violazione dell’art. 2087 c.c.), il dipendente può richiedere una valutazione peritale al fine di stimare le conseguenze psicologiche delle “violenze” subite. Una volta accertato il danno psichico ed averlo quantificato in percentuale tramite un processo psicodiagnostico peritale, il dipendente potrà richiedere un risarcimento economico.
Stalking
Molestie e persecuzioni possono manifestarsi sotto innumerevoli forme. Possono essere qualcosa di sporadico oppure possono essere insistenti manifestazioni di un fenomeno psicologico e sociale conosciuto con il nome di “stalking”.
Le molestie tipiche del comportamento dello stalker hanno tre importanti caratteristiche:
- l’attore della molestia agisce nei confronti di una persona che è designata come vittima in virtù di un investimento affettivo e cognitivo, basato su una situazione relazionale reale oppure parzialmente o totalmente immaginata;
- lo stalking si manifesta attraverso una serie di comportamenti basati sulla comunicazione e/o sul contatto, ma in ogni caso connotati da ripetizione, insistenza e intrusività;
- la pressione psicologica del molestatore, legata alla insistenza dei comportamenti agiti e al “terrorismo” psicologico effettuato, pongono la vittima in uno stato di allerta, di emergenza e di stress psicologico.
Questi vissuti psicologici possono essere legati sia alla percezione dei comportamenti persecutori come sgraditi, intrusivi e fastidiosi, sia alla preoccupazione e all’angoscia derivanti dalla paura per la propria incolumità.
Alcuni studi del settore hanno distinto due categorie di comportamenti attraverso i quali si può attuare lo stalking: la prima tipologia comprende le comunicazioni intrusive, che includono tutti i comportamenti con scopo di trasmettere messaggi sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui desideri o sulle intenzioni, tanto relativi a stati affettivi amorosi che a vissuti di odio, rancore o vendetta. I metodi di persecuzione adottati, di conseguenza, sono forme di comunicazione con l’ausilio di strumenti come telefono, lettere, sms, e-mail o perfino graffiti o murales.
Il secondo tipo di comportamenti di stalking è costituito dai contatti, che possono essere attuati sia attraverso comportamenti di controllo diretto, quali ad esempio pedinare o sorvegliare, sia mediante comportamenti di confronto diretto, quali visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni.
Generalmente non si ritrovano due tipologie separate “pure” di stalkers, ma molestie in forme miste in cui alla prima tipologia in genere segue la seconda specie di azioni.
Lutto
La presenza di un danno psichico da lutto viene indagata in ambito peritale come conseguenza (osservabile nei congiunti) della morte di una persona dovuta a fatto illecito. In questi casi si presterà particolare attenzione alla presenza di:
- Patimento d’animo temporaneo (ex danno morale)
- Perdita di abitudini, stili di vita relazionali e modi di essere (ex danno esistenziale)
- Presenza di disturbi psichici diagnosticabili (danno biologico di natura psichica)
- La difficoltà principale che incontra il clinico che deve accertare la presenza di danno biologico di natura psichica in questi casi risiede nella capacità di differenziare tra sintomi che rientrano in un normale quadro di “lutto” e altri che sono effettivamente psicopatologici.
In linea generale si può affermare l’esistenza di danno biologico conseguente a lutto solo nel momento in cui sono constatabili modificazioni del modo di essere della persona che:
- Vanno al di là del malessere temporaneo
- Sono realmente permanenti
- Sono inquadrabili in una psicopatologia