Eleonora Centonze, Fabio Cotti – Studio Associato RiPsi

 

1. COS’È LO STALKING E IL CYBERSTALKING?

La parola “stalking deriva dall’inglese “to stalk“, che letteralmente significa “dare la caccia, perseguitare”. Il fenomeno, infatti, implica una dinamica relazionale disfunzionale che coinvolge essenzialmente due attori: lo stalker e la sua vittima. Il primo ricerca in maniera compulsiva e insistente un contatto con la seconda che, reattivamente, inizia a sperimentare sentimenti di ansia e di preoccupazione.   

Le modalità con cui lo stalker agisce sono molteplici e vanno dalle telefonate incessanti e inappropriate, dagli appostamenti sotto casa o dai pedinamenti, agli insulti, alle ingiurie e alle calunnie; dalle minacce, che possono essere dirette o indirette, fino ad atti più violenti e preoccupanti quali vandalismi, violazioni di domicilio o aggressioni fisiche vere e proprie

Una menzione a parte merita il recente fenomeno del cyberstalking, in cui le molestie si verificano tramite social network, chat, e-mail e qualunque altro mezzo che coinvolga l’utilizzo di internet. 

Le casistiche in cui possono rientrare tali comportamenti sono numerose, ma operando una sintesi possiamo individuare cinque principali tipologie di stalker:

  1. Il “risentito”: è il caso più frequente, quello in cui un ex partner, convinto di essere stato lasciato      ingiustamente, comincia a perseguitare l’ex amante. Solitamente si tratta di individui che avevano un atteggiamento controllante e aggressivo, se non francamente violento, già durante la relazione sentimentale. Mediante i suoi comportamenti, lo stalker cerca di vendicarsi per quello che viene vissuto come un “torto” e allo stesso tempo tenta di recuperare il legame affettivo con la sua vittima. 
  2. Il “respinto”: è un individuo che è stato rifiutato dalla vittima, oggetto del suo desiderio, e che inizia ad attuare nei suoi confronti comportamenti persecutori per riparare ai suoi sentimenti di umiliazione, ma anche nella speranza che l’altra persona ceda ai suoi tentativi di instaurare una relazione. 
  3. Il “corteggiatore incompetente”: in questo caso lo stalking generalmente è di breve durata e si concretizza nella messa in atto di un comportamento assillante e fastidioso dovuto più a scarse competenze emotivo-relazionali che a reali intenzioni malevoli nei confronti della vittima.
  4. Il “bisognoso di affetto”: lo stalker in questo caso vorrebbe trasformare un rapporto di quotidianità (es. una relazione tra colleghi, un’amicizia) in una relazione sentimentale. Nell’intento di raggiungere il suo scopo, il soggetto diventa sempre più pressante e incalzante, sperando che l’altra persona si senta lusingata per le attenzioni ricevute.
  5. Il “predatore”: in questo caso l’obiettivo è prevalentemente di natura sessuale; lo stalker dà la caccia alla sua vittima che, a differenza dei casi precedenti, può anche essere casuale ed estranea. Egli trae godimento proprio nell’incutere paura nella sua vittima. 

Lo stalking si configura, dunque, come una forma di violenza che può avere un impatto sulla salute delle persone in diversi ambiti (fisico, sociale, psicologico). Le molestie rappresentano un evento stressante al cui seguito possono insorgere problemi quali insonnia, ansia, depressione, disturbi della nutrizione, abuso di alcol o di sigarette, disturbi gastrointestinali e altri problemi di natura psicosomatica.  

La vittima di stalking solitamente modifica il proprio stile di vita, ad esempio, evitando tutte quelle situazioni in cui si verifica il rischio di incontrare il proprio persecutore oppure limitando le relazioni, fino a isolarsi completamente dal mondo. Inoltre, lo stress associato a tale esperienza potrebbe interferire con le attività occupazionali, causando addirittura la perdita del lavoro.

A livello psicologico ed emotivo, tipicamente la vittima di stalking sviluppa sentimenti di insicurezza, di vulnerabilità e di impotenza. È probabile che insorga anche un senso di inadeguatezza, per non aver impedito i comportamenti vessatori, e/o un senso di colpa, per aver innescato tali comportamenti.

Nei casi più gravi, infine, è possibile che insorgano veri e propri disturbi psichici che possono avere diversa natura ed entità. Le psicopatologie che più spesso si associano allo stalking includono: disturbi d’ansia, come fobie e attacchi di panico, disturbi depressivi e disturbo da stress post-traumatico. In linea generale, la gravità della sintomatologia è tanto maggiore quanto più intense e più durature sono le molestie. 

 

2. COME CHIEDERE AIUTO PER STALKING O CYBERSTALKING?

La vittima può rivolgersi anzitutto ad uno psicologo clinico:

  • sia specializzato in stalking e/o di cyberstalking per una adeguato sostegno e aiuto psicologico; il professionista accoglierà la sofferenza della vittima e fornirà adeguato sostegno e, se necessario, psicoterapia per ridurre lo stress e curare i sintomi insorti;
  • sia specializzato nella valutazione e quantificazione del danno biologico di natura psichica affinché sia calcolato attentamente, a livello economico, il danno subito dal cliente. 

 

3. COME VALUTARE LO STALKING O IL CYBERSTALKING?

Un’accurata valutazione del danno psichico richiede la messa in atto di un processo psicodiagnostico integrato che include una raccolta dei dati bio-psico-sociali, la somministrazione di test psicologici e la conduzione di colloqui clinici.

Lo svolgimento del processo psicodiagnostico deve seguire i criteri di oggettività condivisi dalla comunità scientifica, affinché le conclusioni a cui si giunge abbiano valore in sede di Tribunale, aumentando così le probabilità di ottenere un risarcimento economico. 

Per maggiori informazioni su come svolgere in maniera corretta una perizia leggi questo articolo

 

4. COME OTTENERE UN RISARCIMENTO ECONOMICO PER STALKING O CYBERSTALKING? 

Il comportamento di stalking si configura sempre come violento poichè mina la libertà personale di un individuo. Per questo motivo, nel 2009 è stata introdotta in Italia la Legge n.38 che ha inserito il reato di “Atti persecutori” (art. 612-bis c.p.) all’interno del Codice penale. Tale Legge permette alla vittima di stalking di vedere punito il proprio molestatore in sede penale e di ottenere un risarcimento economico in sede civile. 

Come illustrato sopra, allo stalking sono associate sequele psico-fisiche di diversa natura e gravità, le quali possono soddisfare i requisiti per la presenza di un danno biologico di natura psichica ed esistenziale.

Il DANNO PSICHICO implica implica la presenza di una psicopatologia, chiaramente identificabile in una diagnosi, che riduce una o più funzioni mentali dell’individuo al punto da interferire con svariati ambiti di vita quotidiana (ad es., lavorativo, sociale). 

Il DANNO ESISTENZIALE ha invece a che fare con il modo in cui la persona “funziona” dopo l’esperienza di stalking. Come si accennava sopra, molto spesso le vittime tendono a limitare i contatti sociali o addirittura a isolarsi completamente, nel tentativo di ridurre i comportamenti vessatori. In altri termini, spesso si viene a creare uno stato di allerta generalizzata che induce la persona a modificare le proprie routine e che mette in crisi il sistema di valori che riempiva la sua vita prima dell’evento traumatico. 

Lo psicologo clinico che effettua la valutazione del danno dovrà stimare la percentuale di danno conseguente allo stalking in modo tale che l’avvocato possa tradurla nel corrispettivo risarcimento di tipo economico.

La valutazione del danno consente alla vittima di vedersi restituita la dignità lesa, ristabilito un senso di giustizia e riconosciuti i propri diritti. Il risarcimento ottenuto, inoltre, può garantire un accesso più agevole alle cure al fine di riequilibrare lo stato di salute. Il professionista che effettua la valutazione in caso di stalking avrà cura di indicare la tipologia di psicoterapia più adatta e, se opportuno, di inviare la persona ad un medico-psichiatra per un’eventuale farmacoterapia. 

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Bibliografia

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Pathé M. & Mullen P.E. (1997), The impact of stalkers on their victims, British Journal of Psychiatry, 170, pp. 12-17

Galeazzi G.M. & Curci P. (2001), Sindrome del molestatore assillante (Stalking): una rassegna, Giornale italiano di psicopatologia, pp. 1-13

Caretti V. et al. (2015), Stalker. Psicopatologia del molestatore assillante, Fioriti Editore