Katrin Di Lorenzo, Fabio Cotti – Studio Associato RiPsi

L’adolescenza è di per sé una fase dello sviluppo psico-fisico complessa e faticosa per i ragazzi e le loro famiglie.

È in un periodo di passaggio che porta ad una nuova nascita fisica, attraverso la pubertà e i cambiamenti del corpo, e ad una nuova identità psichica che il ragazzo inizia a crearsi, abbandonando l’essere bambino e iniziando a costruire se stesso adulto.

Questo passaggio avviene anche attraverso il confronto con i coetanei e la ribellione con i famigliari. Prima dell’arrivo di internet il confronto avveniva in luoghi concreti come cortili, piazze, oratori e la relazione tra coetanei era più gestibile all’interno del gruppo; in questa dimensione i punti di forza e le fragilità di ogni ragazzo emergevano nel gruppo, venendo così “contenuti” dal gruppo stesso.

Oggi preadolescenti e adolescenti hanno anche come cornice relazionale e di confronto il mondo visto attraverso il Web. Il confronto si ha online e i ragazzi più fragili non reggono questa vastità, così per mostrare se stessi possono mettere in pratica, come mostrano purtroppo molti recenti fatti di cronaca, atteggiamenti e comportamenti rischiosi:

–      ostentano e azzardano comportamenti che possono, se portate al limite, costare loro la vita;

–      si mostrano eccessivamente online senza il giusto pudore e timore;

–      stringono amicizie, o seguono siti e personaggi, che nascondono plagi e perversi giochi;

–      partecipano a “giochi” online che possono portarli a compiere gesti estremi perché colludono ed ampliano con le loro fragilità (Blue Whale e altri giochi estremi nati su internet).

È normale che i giovani sperimentino se stessi nella vita reale e anche sui social, ormai parte integrante della loro quotidianità, ma è altrettanto importante che ci siano confini chiari e strutturati oltre i quali devono sapere che è pericoloso andare. Questo aspetto è più difficile da definire online, è difficile sapere quando il limite è diventato troppo pericoloso.

Per affrontare al meglio questa problematica ci sono alcuni aspetti che i genitori devono educare, sviluppare e strutturare nella vita reale fin da quando i figli sono piccoli:

–      capacità di chiedere aiuto

–      buona autostima

–      obiettiva valutazione dei rischi in situazioni dubbie e poco chiare

–      adeguato timore e pudore rispetto a ciò che è sconosciuto

–      fiducia nelle figure adulte di riferimento

–      rispetto della propria e dell’altrui privacy

–      distinzione tra amici/conoscenti/estranei e la differente relazione da tenere con loro

Non dobbiamo dimenticare che l’apertura e la vastità di internet, che eleva alla massima potenza le potenzialità di strumenti, ricerca e risorse, ingrandisce allo stesso modo insicurezze, fragilità e timori: un ragazzo timido o introverso prima aveva la propria classe con cui fare esperienza e relazionarsi, ora ha tutta la scuola o tutto il suo paese nel suo telefonino e con loro si deve interfacciare.

Spesso i genitori si chiedono se sia giusto o meno controllare i figli sui social. È corretto che gli adulti spieghino ai ragazzi potenzialità e rischi dei social utilizzati (impostazioni della privacy, contatti nella rete, gestione di sconosciuti che possono chiedere amicizia, dubbia identità che i follower e i personaggi seguiti possono avere, ecc.), è necessario uno sguardo genitoriale attento ma che abbia anche la giusta distanza. Come nella vita reale si prepara il ragazzo insegnandogli ciò che è giusto, rispettoso, rischioso e lo si rende autonomo per quando avrà l’età per sperimentarsi da solo nel mondo, altrettanto è corretto e utile fare rispetto all’”ingresso” dei giovani nel Web.

Non bisogna demonizzare o negare l’uso di social e della rete, bisogna accompagnare i ragazzi all’uso di essi e creare con loro un rapporto di fiducia tale per cui, anche se non controllati a vista, i giovani possano chiedere aiuto e consigli ai genitorise accadono online cose che provocano loro turbamenti.

I genitori devono stare attenti ad alcuni campanelli di allarme:

–      troppo tempo passato in rete senza uscire di casa o dalla stanza;

–      pochi o nulli contatti con i compagni di classe;

–      improvvisa o graduale riduzione dell’ attività sportiva;

–      scarso interesse per gli scambi relazionale reali;

–      maggiore chiusura verso la famiglia;

–      riduzione del rendimento scolastico.

In situazioni che destano la loro preoccupazione, i genitori devono parlare col proprio figlio e chiedere aiuto ad uno specialista se si rendono conto che la situazione sta loro sfuggendo di mano.

Non bisogna dimenticare mai che la rete amplifica disagi e fragilità già esistenti; prima che siano ingigantiti in rete è bene che i genitori dialoghino con i figli chiedendo aiuto, se necessario, anche agli insegnanti o a specialisti. Insicurezze gestibili nella vita reale possono diventare enormi e dolorosi vissuti di solitudine, disagio e vuoto emotivo non più gestibili per il ragazzo.

 

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