Fabio Cotti, Silvia Bosio – Studio Associato RiPsi

 

1. COS’È IL MOBBING?

In etologia il termine “mobbing” spiega il comportamento di un gruppo di animali la cui maggioranza dei membri forma un’alleanza contro un singolo membro, al fine di eliminarlo dal gruppo. Nell’uso corrente, il concetto è stato trasposto all’ambito lavorativo umano per indicare un tipo di dinamica relazionale che implica la presenza di almeno tre attori in gioco: il mobber, la vittima e gli spettatori. Questi ultimi possono più o meno compartecipare o intervenire nel facilitare il comportamento del mobber, il quale, con mezzi aggressivi e subdoli, mira a influenzare o espellere la persona dal gruppo di lavoro o dalla cultura organizzativa di riferimento.

Il mobber infierisce sulla vittima per motivi vari, disparati e spesso complessi: gelosia, ambizione, soldi, potere, divertimento, diversità culturale o sociale etc. È rilevante soprattutto notare che tale fenomeno è diventato sempre più conosciuto quanto più allarmante: esso riguarda sia gli uomini sia le donne, con una netta prevalenza per queste ultime.

Il termine “mobbing” rappresenta dunque un ampio spettro di comportamenti, più o meno latenti, più o meno subdoli: la pressione, lo spavento, la svalutazione, la presenza di una comunicazione ad hoc rivolta alla vittima, molestie verbali, aggressività, minacce, sarcasmo, calunnie, limitazione dell’autonomia decisionale ed espressiva, discredito in pubblico, immotivato rifiuto di ferie, comunicazioni all’ultimo istante, demansionamento, riduzione dell’attività lavorativa, spostamento in altri ambiti secondari dello stesso posto di lavoro, atteggiamenti diversificati tra colleghi e vittima, ecc. La lista è lunga e può proseguire ancora.

Disturbo da Stress Post Traumatico

Il mobbing può categorizzarsi tra le cause dello stress lavoro-correlato. La vittima viene isolata, lasciata senza aiuto e senza protezione, sperimentando alti livelli di stress, di infelicità e di ansia, sino a innestare una reale psicopatologia legata ad aspetti traumatici generati dal mobbing– una percentuale rilevante di Disturbo da Stress Post Traumatico è stata infatti riscontrata nelle vittime di mobbing.

In altri termini, il comportamento mobbizzante si configura come un attacco alla dignità personale del lavoratore; con il trascorrere del tempo, può verificarsi un’alterazione dell’equilibrio psico-fisico con insorgenza di condizioni psicopatologiche.

Abbiamo detto che il mobbing è una dinamica relazionale. Di fatto, solitamente si origina a partire da una situazione di iniziale conflitto, qualcosa dunque di tipico in qualsiasi posto di lavoro. Non è un conflitto del tutto latente, poiché si mostra in gesti come diverbi di opinione, piccole discussioni o ripicche, tentativi di emergere rispetto agli altri, il tutto però in maniera blanda e senza alcuna volontà distruttiva.

Possono verificarsi anche errori e/o abusi da parte dell’amministrazione del personale, ad esempio perché eroga giorni di permesso e nota assenze per malattia da parte della vittima, senza approfondirne le cause, senza interessarsi. Anzi, spesso capita che l’amministrazione non accolga di buon grado quello che considera semplicemente assenteismo; capita anche che l’amministrazione sia fautrice del mobbing e/o del mobber.
Ad ogni modo, per la vittima di mobbing il rientro al lavoro non è mai fonte di rinnovato benessere: infatti, la situazione lavorativa generalmente non migliora e la vittima sta forse ancora peggio. Tristezza, inerzia, senso di inadeguatezza, rabbia, frustrazione, insoddisfazione, insonnia, dolori somatici, ecc.

La serie di sintomi provoca serio aggravamento generale della salute psico-fisica della vittima, frequentemente esteso anche ad altri ambiti della propria quotidianità: si verificano disperazione, ritiro sociale, tratti depressivi più o meno gravi, appelli per la ricezione di farmaci palliativi per controllare l’ansia e l’umore altalenante, senso di oppressione e di ingiustizia, fatica e desiderio di non rivedere più i colleghi, irritabilità vero i familiari.
In generale, l’esito più probabile del mobbing è l’esclusione dal mondo del lavoro e ciò avviene mediante licenziamento, dimissioni volontarie, pre-pensionamento oppure buona uscita. Nei casi peggiori possono verificarsi nella vittima anche esiti traumatici o lesivi per la propria o altrui vita.

 

 2. COME VALUTARE IL MOBBING?

Capita che le vittime di mobbing si rivolgano a medici curanti, medici legali, avvocati per lamentare l’ingiustizia di quanto subito. Tali figure, tuttavia, richiedono la collaborazione di professionisti della salute, quali psicologi clinici esperti in danno psichico, per una valutazione accurata del danno subito dal cliente.
Una consulenza in merito agli accadimenti subiti può infatti essere utile alle vittime per essere aiutate nel proteggere i loro diritti legali, nonché per documentare gli illeciti, migliorare il senso di giustizia, consentire un accesso alle cure e ottenere un risarcimento economico.

La valutazione del mobbing comporta l’impiego di un processo psicodiagnostico integrato, ossia l’utilizzo di colloqui clinici, raccolta di dati bio-psico-sociali, somministrazione di test clinici per raccogliere informazioni sulla problematica rappresentata.
È di fondamentale importanza che la valutazione sia fatta in maniera scientifica e oggettiva, al fine di trovare credito presso i Tribunali e ottenere così un risarcimento economico.

Per maggiori informazioni su come svolgere in maniera corretta una perizia leggi questo articolo

 

3. COME OTTENERE UN RISARCIMENTO ECONOMICO PER MOBBING? 

Come sopra spiegato, solitamente la valutazione di mobbing viene svolta da uno psicologo clinico che necessariamente deve essere formato ed esperto nella valutazione e quantificazione in percentuale del danno biologico di natura psichica; è anche consigliabile che tale psicologo clinico sia anche CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) presso un Tribunale.

DANNO PSICHICO

Ciò che lo psicologo esegue è una valutazione dell’impatto del mobbing sulla salute della persona: la valutazione della presenza di elementi psicopatologici implica la presenza di un danno biologico di natura psichica; secondo la Suprema Corte, sez. I, con Ordinanza n. 27482 del 30/10/2018, il danno biologico è “rappresentato dall’incidenza negativa sulle attività quotidiane e sugli aspetti dinamico relazionali della vita del danneggiato”.

Al fine di stimare l’entità del danno psichico, deve essere svolta una diagnosi relativamente alla psicopatologia insorta nella persona che ha subito il mobbing.

Per maggiori informazioni sul danno psichico e relativo risarcimento economico vai a questo articolo

DANNO ESISTENZIALE

La valutazione del modo in cui la persona “funziona” nella sua quotidianità a seguito di mobbing implica anche un potenziale danno esistenziale: vi sono infatti persone che cambiano anche radicalmente le proprie abitudini e la propria percezione della vita e del futuro a seguito di impatto traumatico come può averlo un fenomeno come il mobbing.

Viene definito danno temporaneo l’andamento della psicopatologia, che generalmente inizia con una fase di acuzie prossima all’evento traumatico (il mobbing subito), per poi ridursi, cronicizzarsi oppure estinguersi.

Viene definito invece danno permanente la condizione duratura (permanente, appunto) su cui si assesta la psicopatologia del soggetto dopo la fase di acuzie e di adattamento.

Sia il danno temporaneo sia quello permanente devono necessariamente essere quantificati in percentuale di menomazione, ossia di invalidità, solo in questo modo l’avvocato potrà tradurre tale percentuale di invalidità nella cifra che corrisponde al risarcimento economico. Per fare un esempio, ad un uomo e/o donna che ha subito mobbing per un anno, potrebbe essere attribuito un danno temporaneo pari al 75% per i primi sei mesi e pari al 50% per i successivi sei mesi, stimando un danno permanente pari al 12%. Tali percentuali di invalidità vengono poi tradotte in rimborso economico da un avvocato con formazione specifica nel settore.

Non è mediante la valutazione del danno subito che la vittima riacquista improvvisamente la propria salute; tuttavia, essa permette un rimborso economico relativo dai danni patiti, una rassicurazione sul fatto che la colpa di quanto accaduto non è propria, i torti subiti sono reali ed è possibile un accesso alle cure per potersi occupare di generare un nuovo equilibrio salutare. Il professionista che effettua la valutazione e la quantificazione del mobbing indicherà anche quale tipologia di psicoterapia sia maggiormente indicata per il caso in questione e, se necessario, invierà chi ha subito mobbing ad un medico-psichiatra per una eventuale terapia farmacologica.

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