Marzia Brusa
Associazione Psicologia Giuridica Varese
Teseo – Centro di Consulenza per la Famiglia
Da qualche anno nel panorama Italiano delle ADR (acronimo inglese di ‘risoluzione alternativa delle dispute’) è comparso un nuovo intervento nato negli Stati Uniti negli anni ’90, la Coordinazione Genitoriale.
Si tratta di un sistema di risoluzione alternativa delle controversie centrato sul minorenne: bambino o adolescente che sia.
È rivolta a genitori la cui perdurante elevata conflittualità costituisce un rischio evolutivo per i figli.
Essa prevede che un terzo imparziale, professionista adeguatamente formato, aiuti i genitori altamente conflittuali a mettere in pratica la co-genitorialità attraverso l’implementazione e il mantenimento delle decisioni già assunte dall’Autorità Giudiziaria e di quelle che saranno prese all’interno del processo di Co.Ge. sulla base del riconoscimento dei bisogni dei figli.
Il Coordinatore Genitoriale, previo consenso dei genitori, potrà suggerire soluzioni, fornire raccomandazioni e, nei limiti del mandato ricevuto, assumere decisioni nell’interesse dei figli.
Si rivolge quindi a coppie di genitori particolarmente conflittuali che abbiano difficoltà nella fase di attuazione dei provvedimenti relativi ai figli minori. È uno strumento a garanzia del minore e del suo diritto alla bigenitorialità.
La caratteristica propria del conflitto familiare è quella di determinare effetti, talvolta disfunzionali, verso terzi che non ne sono parte, ma, in qualche modo, oggetto: a danno dei figli quando a litigare sono i genitori.
L’implicazione della dimensione genitoriale del conflitto coniugale presuppone la consapevolezza, laddove siano presenti sufficienti capacità genitoriali, della nocività del conflitto sul benessere dei figli. Essa è collegata al grado di accettazione della separazione e della capacità di adattamento che deve subentrare dopo la separazione: nel momento in cui la separazione viene vissuta e elaborata come un’occasione generativa poiché consente il superamento e la risoluzione di un meccanismo di coppia divenuto disfunzionale, l’approccio al conflitto diviene tollerante e costruttivo.
Diversamente, se uno o entrambi i genitori rimangono fermi su ferite (narcisistiche) che la separazione ha provocato al proprio Sé, la gestione del conflitto rischierà fortemente di divenire disfunzionale e di cronicizzarsi, facendo perdere di vista il bene supremo dei figli minori.
La Coordinazione Genitoriale si differenzia dalla mediazione familiare per la tipologia di conflitto per cui è strutturata (alta e altissima), per l’utilizzo di modalità direttive, e non solo orientate alla negoziazione.
Gli interventi attuati dal Coordinatore Genitoriale contemplano una quota di decisionalità.
Ciò nonostante, al pari della mediazione familiare, si inserisce nell’ambito delle pratiche A.D.R. e si basa pertanto sul consenso e sulla scelta consapevole delle parti; il potere decisionale del Coordinatore Genitoriale è infatti demandato dai genitori stessi attraverso la sottoscrizione del contratto.
La Coordinazione Genitoriale non è finalizzata a valutare le competenze genitoriali né ad individuare il regime di affido e collocamento più idoneo, ma ad implementare e monitorare l’attuazione delle decisioni relative a tali aspetti. Il Coordinatore, anzi, non ha l’autorità di mettere in discussione, né tantomeno modificare, le disposizioni assunte dal Tribunale, a volte all’esito di una CTU.
La Coordinazione Genitoriale ha una finalità contenitiva rispetto al conflitto e riparativa del danno evolutivo al minore esposto all’alto conflitto genitoriale.
La separazione dei genitori rappresenta per il figlio un evento critico, in quanto comporta l’inevitabile trasformazione del rapporto con le figure di riferimento e, di conseguenza, la necessità di una rivisitazione delle immagini genitoriali e di una loro nuova collocazione nella relazione.
Il modello integrato di Coordinazione Genitoriale, il modello integrato di Debra K Carter, così definito in quanto, appunto, si avvale delle tecniche tipiche di professionalità diverse – in ambito psicologico e giuridico – dalle quali attinge i più diversi strumenti di lavoro (tecniche di comunicazione, di gestione del conflitto, di negoziazione, ecc.).
Il Coordinatore riceve un incarico dettagliato dal Giudice che specifica anche i tipi di intervento richiesti. L’incarico ha una durata da 1 a 2 anni e prevede che, in determinate circostanze, il coordinatore assuma, quando necessario, anche decisioni, al posto dei genitori, nell’interesse del minore. Il potere del coordinatore di “decidere”, sostituendosi ai genitori è comunque riservato a decisioni “minori”; che non riguardano il palinsesto relativo al regime di affido e collocamento dei figli minori.
Al Coordinatore Genitoriale è altresì assegnato il compito di “dare raccomandazioni” ai genitori.
La nomina del coordinatore “atteso l’accordo delle parti” gli attribuisce una serie di compiti volti a: contenere il conflitto, vigilare sull’esercizio e la tutela del diritto di visita di entrambi i genitori, nonché a garantire che questi ultimi assumano, nonostante l’alta conflittualità, le decisioni quotidiane di interesse per i minori.
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