Giorgia Baccini – Studio Associato RiPsi

“Ma con l’abitudine le sue apprensioni diminuirono,
il suo cuore si placò, e viveva più tranquilla
nonostante le fosse rimasto un vago timore nell’anima”
Guy de Maupassant, Racconti e Novelle, 1880

Quante volte, nelle conversazioni, abbiamo detto e/o abbiamo sentito dire, con senso di assuefazione: “È sempre la solita routine, il solito tran tran”? Forse parecchie. Indubbiamente, la ripetizione di medesimi comportamenti può suscitare noia e senso di monotonia. Le routine, però, sono anche un fattore protettivo per la nostra salute psichica, soprattutto in situazioni di crisi e in presenza di eventi stressanti.

Perché le routine sono così importanti per la nostra mente?

Quando parliamo di routine facciamo riferimento all’insieme di attività abitudinarie che mettiamo in pratica nella nostra quotidianità. Il costrutto può essere pensato come disposto lungo un continuum ai cui estremi troviamo, da un lato, una totale povertà di abitudini e, dall’altro, una dominanza di esse. Entrambe queste condizioni sono da considerarsi interferenti con la qualità della vita. (1) Quando, invece, le routine sono presenti nella giusta misura (centro del continuum), svolgono diverse funzioni preziose per il nostro benessere psichico. Vediamo quali (2; 4).

  • Le routine hanno una funzione strutturante in quanto creano stabilità e regolarità. Le routine fungono da organizzatori della nostra esperienza. In particolare, ci permettono di organizzare la giornata in maniera equilibrata e ci danno un senso di continuità nel tempo. Ad esempio, narrare tutte le sere la fiaba della buonanotte ai bambini è un’abitudine che regola quel momento di transizione tra lo stato di veglia e di sonno, ossia sancisce il passaggio tra un prima, il dì, e un dopo, la notte. Inoltre, il fatto di sapere che ad una certa ora accadrà una certa cosa infonde in noi un senso di sicurezza e di prevedibilità, consentendoci di costruire delle aspettative sul futuro.

     

  • Le routine permettono di conoscere e riconoscere noi stessi e gli altri. Le routine hanno un’importante funzione identitaria. I comportamenti che mettiamo in atto quotidianamente, come per esempio, alzarci ad una certa ora, fare la colazione, prenderci cura del nostro corpo o leggere un libro, sono tutte azioni abitudinarie che sentiamo come parte di noi stessi. Le abitudini definiscono, infatti, il nostro modo d’essere. È questa una delle ragioni per cui fatichiamo ad abbandonare quella vecchia abitudine di prenderci il caffè delle 10, di farci una doccia tutte le mattine o di sfogliare il giornale seduti su una panchina ogni sabato. I comportamenti abituali permettono anche di conoscere gli altri e di renderli a noi prevedibili. Per esempio, se sappiamo che i nostri genitori hanno l’abitudine di andare a fare la spesa il martedì mattina, possiamo aspettarci di non trovarli in casa qualora volessimo salutarli in quel momento della giornata, quel giorno della settimana.

     

  • Le routine alimentano il legame tra noi e gli Altri. Oltreché un senso di identità individuale, le routine creano anche un senso di identità gruppale, un senso di appartenenza, cioè, ad un determinato gruppo. Le routine, infatti, sono delle consuetudini che fortificano i legami con gli altri e permettono ai singoli individui di sentirsi parte di una più ampia collettività. Per esempio, l’abitudine di ritrovarsi tutti insieme, in famiglia, all’ora di cena, favorisce le interazioni tra i membri e crea l’occasione per lo scambio di pensieri e per la riflessione condivisa su esperienze e stati d’animo della giornata.

     

  • Le routine sono dei potenti regolatori emotivi. Sin da quando siamo piccoli le routine hanno un ruolo importante nella regolazione delle nostre emozioni. Fare esperienza, infatti, di una quotidianità strutturata infonde stabilitàe sicurezza emotiva. Bambini che vivono in ambienti caotici, con poche attività abitudinarie, hanno infatti maggiore probabilità di avere un funzionamento socio-emotivo peggiore rispetto a chi vive in famiglie che seguono delle routine. Inoltre, avere l’abitudine di disporre di momenti dedicati ad una certa attività, come telefonare ad un amico, fare sport o esercizi di meditazione, dipingere, scrivere, cucinare, può aiutare a regolare i propri stati emotivi, soprattutto in momenti stressanti.

Emergenza COVID-19: cosa ci accade quando le nostre routine sono improvvisamente interrotte?

La situazione di emergenza COVID-19 che stiamo vivendo comporta cambiamenti, più o meno numerosi, nella quotidianità di ognuno di noi. Per molti, infatti, la “solita routine” si è improvvisamente interrotta e questo, unitamente ad altri fattori potenzialmente stressanti, potrebbe portare a squilibri psico-fisici. Bessel Van der Kolk, uno dei maggiori esperti di trauma psicologico a livello internazionale, ha definito questa fase di emergenza come una condizione pre-traumatica. Tra gli aspetti caratterizzanti tale condizione, egli individua proprio la rinuncia forzata alle nostre attività routinarie in quanto genera mancanza di prevedibilità e perdita del senso di agency, ossia la sensazione di poter esercitare un controllo sulle proprie azioni e, attraverso esse, sul mondo (4).

Quando a causa di contingenze esterne non possiamo più fare ciò che solevamo fare, come andare al lavoro, a scuola, in palestra, a trovare i nostri cari o a prenderci l’aperitivo del venerdì sera con gli amici, potremmo, infatti:

  • avere la sensazione di vivere in una dimensione imprevedibile e senza tempo sulla quale non possiamo esercitare nessun controllo
  • sentirci frustrati ed impotenti
  • sperimentare la sensazione di essere soli ed affettivamente lontani dal resto del mondo
  • fare esperienza di vissuti di agitazione, irrequietezza e/o passività e inerzia

La sfida di fronte alla quale ci pongono i cambiamenti, sia quelli normativi, ossia attesi, sia quelli non normativi, ossia inaspettati e improvvisi, è ardua in quanto richiede di rimettere in discussione, più o meno ampiamente, l’organizzazione delle nostre vite (5). Al fine di ammortizzare l’impatto di eventi inattesi, come l’attuale situazione di emergenza sanitaria, è necessario, allora, ritrovare un nuovo equilibrio attraverso la ristrutturazione delle nostre giornate. Se parte del nostro squilibrio è attribuibile alla rottura improvvisa della routine quotidiana, è creandone una nuova che possiamo riacquisire un senso di tranquillità e sicurezza.

Le routine: punti fermi nel caos

Mutuando un’interessante definizione fornita da alcuni colleghi nell’ambito della psicologia dello sviluppo, possiamo definire le routine come delle impalcature, scaffoldings in inglese, che ci sorreggono, diventando dei punti fermi nel caos delle situazioni perturbanti (2; 5). In queste circostanze, infatti, stabilire delle nuove abitudini aiuta a:

  • risentirsi padroni della propria vita
  • riacquistare un senso di prevedibilità nell’incertezza
  • alleviare il senso di agitazione, confusione ed incertezza dovuto ai cambiamenti repentini
  • risollevarsi dal senso di passività, in cui potremmo essere piombati dopo aver abbandonato il solito stile di vita

Gli esperti della salute mentale, dunque, consigliano di creare, concretamente o mentalmente, delle timetables per stabilire gli orari dei pasti e pianificare le varie attività della giornata, come fare esercizio fisico, leggere un libro, telefonare ad un amico, dedicarsi alle proprie passioni, lavorare, ecc. (4)

Questo, tuttavia, non deve implicare un rigido ancoraggio allo schema organizzativo che struttura la nostra quotidianità. Come anticipato, l’inflessibilità e la volontà di mantenere ad ogni costo la propria routine, così come l’assenza totale di pianificazione delle proprie giornate, possono, infatti, essere ostacoli al superamento della crisi. La complessità insita nel superamento di una crisi sta proprio nel riuscire a trovare il giusto equilibrio tra questi due estremi. In questo modo, è possibile costruire un nuovo senso di normalità e accogliere nuove sfide. (5)

Per poter fare un salto in avanti e adattarsi ai cambiamenti futuri il suggerimento è, quindi, quello di mantenere un certo grado di flessibilità unitamente alla stabilità, che le routine possono creare. (5)

References

  1. Dunn, W. W. (2000). Habit: What’s the brain got to do with it?. The Occupational Therapy Journal of Research, 20 (1_suppl), 6S-20S
  2. Migliorini, L., Rania, N., & Cardinali, P. (2015). La funzione scaffolding di routine e rituali familiari durante l’età prescolare dei figli. Psicologia clinica dello sviluppo, 19(1), 155-164
  3. Emiliani, F., & Melotti, G. (2007). L’abitudine solo comportamento automatico? Un’analisi nella conoscenza comune. Psicologia sociale, 2(2), 295-326
  4. besselvanderkolk.com
  5. Walsh, F. (2008). La resilienza familiare. Raffaello Cortina Editore

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