Katrin DI Lorenzo, Fabio Cotti – Studio Associato RiPsi
La sculacciata non è mai un gesto buono o educativo nella relazione tra genitore e bambino. In molti paesi vi è un divieto legale di infliggere punizioni corporali ai bambini.
Ogni adulto dovrebbe provare a mettersi nei panni di un bambino che viene picchiato, sente dolore, sperimenta paura verso una persona che invece dovrebbe aiutarlo, prendersi cura di lui, una persona di cui dovrebbe fidarsi. Se un genitore fosse in grado di fare questo, forse non picchierebbe il proprio bimbo.
La sculacciata rovina la relazione con il proprio figlio
Lo schiaffo, come qualsiasi altra punizione corporale, ha effetti negativi che possono diventare anche molto gravi per il bambino.
La punizione fisica chiude ogni spazio di relazione, è un gesto in cui l’adulto mostra il suo potere (in quanto fisicamente più forte) e non lascia al bambino alcuna possibilità di comunicazione o risposta che possa aiutare a comprendere, migliorare o rimediare alla situazione. Il piccolo non può che chiudersi in se stesso, avere paura e allontanarsi dal genitore. Spesso, infatti, il bambino non ha neanche ben chiaro cosa ha fatto di male, soprattutto se molto piccolo.
Può essere che il bambino smetta di fare quanto ha provocato l’ira dell’adulto, ma questo avviene solo per paura. Il piccolo non capisce dove ha sbagliato o cosa può fare per migliorare il suo comportamento. Inoltre, questo gesto mina la futura fiducia che il figlio avrà in futuro sul genitore, oltre che rendere ambivalente il rapporto che ha con lui: il genitore, oggetto di amore, è anche colui che gli ha provocato dolore e paura. Voi stimereste chi vi picchia? Avreste fiducia in lui? Lo cerchereste se aveste bisogno di aiuto?
Inoltre, può accadere che si instauri un meccanismo distorto per cui il bambino inizi a provare piacere a sfidare i genitori: nel tentativo di avere meno paura di loro, cerca di diventare più arrogante, aggressivo e a volte anche violento; i genitori, a loro volta, alzano il livello di punizione fisica, il bambino anche e si ha l’instaurarsi di un circolo vizioso difficile da interrompere e pericoloso se si pensa alla preadolescenza e all’adolescenza, dove poi questa modalità può essere portata fuori dalla famiglia nella relazione coi pari, sviluppando un desiderio di rivalsa verso i più deboli (bullismo, ecc.).
Effetti negativi per il bambino
La sculacciata o lo schiaffo, usati abitualmente, possono avere gravi conseguenze sullo sviluppo psicofisico del piccolo: aumentare l’aggressività e i comportamenti aggressivi, ansia, disturbi comportamentali, atteggiamenti sempre più disubbidienti, problemi di apprendimento, comportamenti oppositivi/provocatori, insicurezza, bassa autostima e tendenza a gestire in modo non adeguato le relazioni con i pari; spesso questi bambini si sentono poco amati con gravi conseguenze anche sulla loro vita adulta.
Alcuni genitori credono che questo tipo di punizioni aumentino il rispetto che i bambini hanno verso di loro, ma in realtà i figli diventano solo più timorosi e meno sicuri di sé a causa dell’angoscia e della paura che le “botte” hanno provocato in lui. I danni evolutivi che una educazione violenta può avere sono maggiori quanto più piccolo è il bambino perché questa modalità subita, e le emozioni provate, entrano a far parte della sua struttura di personalità e del suo mondo interno come aspetti “normali” del comportamento.
La sculacciata non aiuta il bambino a capire il comportamento giusto
La sculacciata blocca il comportamento e il ripetersi dell’azione per paura di essere picchiati di nuovo. Il bambino smette, ma non è affatto garantito che nel lungo periodo il comportamento non si ripeta; questo in quanto il bambino non ha compreso perché ha sbagliato e cosa deve fare per migliorare il suo comportamento. Il bambino ubbidisce per paura, ma questo è dannoso per il suo sviluppo e inoltre non garantisce che l’errore non venga più compiuto. La paura che sottostà al “comportarsi bene” non garantisce che in altre situazioni poi il piccolo si comporti in modo adeguato; ad esempio, spesso bambini che a casa vivono nella paura di essere picchiati a scuola sono aggressivi, non rispettano le regole o, al contrario, si isolano e si chiudono in se stessi agendo comportamenti a-sociali non in linea con il gruppo classe.
Soluzioni alternative alla sculacciata
Il dialogo e l’empatia sono sempre gli strumenti migliori da utilizzare. Anche quando il bambino è piccolo con parole semplici è giusto spiegargli l’errore e cosa di non buono ha fatto; è errato pensare “tanto non capisce”: il tono della voce deciso, la vicinanza fisica autorevole ma serena e quanto a voce è per lui comprensibile, sono insieme sufficienti a capire che ha compiuto qualcosa di sbagliato e che l’adulto ne è contrariato. Inoltre il dialogo, verbale e simbolico, che segue a questo primo momento, permette al piccolo di dire le sue ragioni, di ascoltare il genitore e di pensare al suo errore pensando che sia meglio non ripeterlo in futuro.
Oltre al dialogo, in certe situazioni è possibile compiere dei gesti che rafforzino quanto detto a parole: sospendere un’attività che a lui piace per un certo tempo (più è piccolo il bambino, più breve deve essere la sospensione) o togliere un gioco che piace (non farlo con oggetti che hanno simbolicamente un grande valore affettivo per il piccolo, come il peluche preferito per la nanna o per la consolazione). Anche in questi casi l’adulto deve sempre accompagnare il gesto con spiegazioni chiare e semplici di quanto sta facendo e perché lo sta facendo.
A volte accade di cedere allo scappellotto, è umano sbagliare
Fermo restando quanto detto sopra, i ritmi frenetici in cui viviamo, le troppe “cose” che abbiamo in testa e nella vita di tutti i giorni, il lavoro, la vita di coppia, ecc. possono portare i genitori a sbagliare, a compiere gesti impulsivi quando il figlio grida facendo i capricci, piange o si dispera per motivi per noi di poco conto; può accadere che scappi una sculacciata per interrompere in poco tempo lo stress eccessivo che il genitore sente in quel momento.
Essere genitori non è facile, è umano sbagliare e incorrere in errori.
Prima di tutto bisognerebbe ricordarsi che i bambini non hanno responsabilità e colpa dei ritmi frenetici in cui gli adulti vivono e in cui spesso fanno vivere anche i loro figli; inoltre, ciò che per noi è un capriccio sciocco non lo è mai per il piccolo: pianto, grida, capricci, pestare i piedi, sono tutte modalità e strumenti che il bambino ha per esprimere rabbia, disappunto o anche solo per attirare l’attenzione di chi ama. Il tutto compiuto per motivi che per lui hanno, nel suo mondo di bimbo, un gran valore.
Se nei casi sopra descritti scappa una sculacciata, il genitore può poi spiegare al bambino che ha sbagliato, può rimediare attraverso tono di voce e gesti comprensivi. Il bambino può imparare in questo modo che mamma o papà non sono perfetti, che anche loro sbagliano e che si chiede scusa a chi si ama se per errore gli si è fatto male.
Ovviamente questo atteggiamento non è la scusa per incorrere in atteggiamenti abitualmente violenti. Un’educazione che utilizza abitualmente punizioni corporali è solo negativa.
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